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lunedì 23 gennaio 2017

Abisso lucido, frammento 11

Entrò con un sorrisetto, come se fosse distratto. Ma nella sua testa, solo nella sua testa, stavano succedendo delle cose. Stava decostruendo la stanza, le persone sedute in cerchio, il motivo per cui si trovava lì, una reminiscenza della notte (aveva ancora la rugiada sul volto, un attore snudava il sipario con la furia di una roncola ramata), il pensiero della contemporaneità degli istanti (stava condividendo il presente con degli estranei, non sapeva il destino che li aveva portati lì, cosa stava accadendo in loro), le cose, le cose che vedeva, e le luci, le luci che le investiva. Era un eccesso, più folle della lista della spesa che aveva dimenticato a casa, probabilmente sul mobile in cucina. Più folle dell'etica della sua funzione, del suo ennesimo ruolo del giorno appena incominciato. Pensò che era la sua mente ad essere corrotta, il suo corpo no. Rimase imbalsamato fino all'ora di pranzo, senza neanche la scusa di un miracolo.

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